martedì 3 giugno 2014

Recensione "L'uomo di marmo - Non dite che l'arte è senza cuore" di Miriam Ghezzi

Editore Booksalad
Pagine 141
Euro 14,00
Formato Cartaceo (presto disponibile anche in ebook)
TRAMA: Il David di Michelangelo è un po’ come Pinocchio; con le dovute differenze di grandezza e di materiale, s’intende, ma in sostanza resta un fantoccio di marmo con sembianze umane che vorrebbe struggentemente diventare una persona vera.
In una notte buia e tempestosa alla Galleria dell’Accademia, il destino sembra concedergli un’opportunità, facendogli incontrare un’improbabile fata turchina del ventunesimo secolo, che per la testa ha tutt’altro che fiabe a lieto fine: Vera, ladra e appassionata d’arte, sfiora per un capriccio questo colosso di marmo e se lo ritrova davanti vivo, in carne e ossa, ma senza cuore. Da qui inizia l’avventura di una creatura scolpita nel 1504 catapultata nel Duemila, e di una ragazza che, suo malgrado, si deve fare carico di un uomo di pietra e aiutarlo a diventare un uomo vero.

VOTO:

INCIPIT:
È una scelta obbligata. Non potrei fare altrimenti.
So che mi ero giurata di non seguire la strada di mio padre. Volevo essere onesta. E vivere senza paure.
Ma non potrebbe funzionare; perlomeno, non in questo paese.
Sì, perché qua in Italia uno studia per vent’anni e più, facendosi un culo così per avere sempre ottimi voti e il miglior curriculum; e poi, quando finisce l’università, ha davanti due vie.
Se imbocca quella buona, vivrà da precario, malpagato e con la prospettiva di non avere un posto fisso fino alla senilità. E se imbocca la strada cattiva… probabilmente ci rimarrà per sempre come accattone senza lavoro.
RECENSIONE:
Le prime righe di questo bizzarro romanzo – come potete leggere qui sopra - delineano un quadro molto realistico dell’attuale situazione lavorativa del nostro paese e nel contempo ci presentano Vera, la protagonista di L’uomo di marmo, che per sopravvivere fa la ladra di professione.
Vera è una ragazza come tante, che si è laureata in storia dell’arte seguendo la sua passione, col risultato che si ritrova senza nessuna opportunità di trasformare tutti i suoi anni di studio in un lavoro onesto. Quindi, degna figlia di un topo d’appartamento, decide di intraprendere la strada dei furti d’arte su commissione, con l’aiuto della sorella Iole, guardia giurata.
Questa atipica Arsenio Lupin in gonnella viene assoldata da un facoltoso giapponese per rubare la Nascita di Venere dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, ma lei ancora non sa che quel furto le cambierà completamente la vita (lauto compenso a parte!).
Nello stesso luogo è conservato anche l’imponente David di Michelangelo che esercita su Vera un particolare fascino… sentimento che la porterà a toccare con le sue mani la statua prima di fuggire con la refurtiva. Qui tutto cambia, perché sotto il tocco appassionato della ladra, il marmoreo gigante prende vita, rimpicciolisce a dimensioni umane e le chiede di portarlo con sé via dal museo.
Ed ecco come il David di Michelangelo fattosi uomo si ritrova a casa di una ladra d’arte.
Non può che essere l’inizio di una storia insolita e stravagante! E questo è infatti quello che ho trovato nel romano di Miriam Ghezzi.
Il David creato dall’autrice è una sorta di Pinocchio e come quest’ultimo il suo desiderio più grande è diventare un uomo vero.
Ma Vera dovrà partire dall’inizio, dalle basi, insegnandogli come prima cosa anche soltanto a parlare come ci si aspetta che faccia una persona normale nel nostro secolo, mentre camuffa le sue fattezze statuarie con tinture per i capelli e lenti a contatto, e via di seguito con tutto il resto. Come potete immaginare non è un’impresa facile: cosa ne sa una statua di buona educazione, regole sociali e semplice convivenza? Z-E-R-O! Quindi la missione di Vera diventa presto più complessa del previsto e non viene altresì facilitata da David, che oltre a non avere un  cuore ha anche una testa di marmo… in tutti i sensi.
Per la protagonista sarà come prendersi cura di un bambino… certo un bambino con l’aspetto di un uomo bellissimo.
Nel corso della lettura si incappa in tutta una serie di scenette e dialoghi tra i due protagonisti, che possono essere a volta divertenti, a volte irritanti… e a volte commoventi. Già perché l’ossessione di David per l’utopia di umanità che vuole raggiungere porta anche a riflettere sul giusto e sbagliato, sui sentimenti e sui rapporti tra le persone. Si può amare un uomo senza cuore? Metafora o semplice espediente letterario, il risultato non cambia perché la risposta è sempre sì. E di David non si può fare a meno di innamorarsi perché tutti i suoi sforzi per essere un uomo, lo rendono aimè migliore di tanti uomini veri.
Ed è possibile amare anche senza avere un cuore? Questo ve lo lascio scoprire leggendo il libro, ma scommetto che immaginate la risposta.
In fondo l’amore come dico spesso rende in capaci di tutto, è una forza inarrestabile, una magia superiore a qualsiasi altra. E l’amore porta anche le persone a sacrificarsi le une per il bene delle altre… a costo di rinunciare all’amore stesso.
L’uomo di marmo è un romanzo molto tenero, che lascia con il sorriso sulle labbra… ma un sorriso leggero leggero perché ha un fondo di amarezza. Il percorso di Vera e David, difficile ma affascinante, porta il lettore verso un epilogo in parte prevedibile e in parte totalmente inaspettato. Stranamente è proprio la parte inaspettata che mi ha convinta meno, quantomeno solo in alcuni piccoli dettagli – che ovviamente voi non scoprirete qui e ora – ma nei libri si sa, tutto può accadere… altrimenti che gusto ci sarebbe?!
Fino a qui di difetti non ve ne ho nominati, perché in realtà non ce ne sono degni di nota.
I tre gufi che ho assegnato al romanzo, invece di un voto più alto, sono derivati dalla lunghezza del libro. Non fraintendete, non nego che possano esistere capolavori di 100 pagine. Non ho mai detto che un romanzo per guadagnarsi il voto pieno o quasi debba avere il peso di una lastra di marmo (eheheh…). Si tratta del mio gusto personale (come sempre d’altronde!).  Per quanto la storia narrata ne L’uomo di marmo sia bella e originale, per quanto i personaggi mi abbiano conquistata fin da subito, per quanto abbia adorato la “gentilezza” con cui l’autrice dipinge il sentimento che li lega, è una mia limitazione come lettrice il non riuscire a godermi veramente fino in fondo romanzi così brevi: poche ore, giusto il tempo di affezionarmi e di desiderare di non avere altro da fare per continuare a leggere, ed ero giunta all’epilogo. Ripeto… problema mio, ma il romanzo merita indipendentemente dal numero di gufi o stelle!!!
Quindi vediamo di tirare le somme e di avviarci verso la conclusione con i soliti consigli di lettura.
Se cercate azione e follia, lasciate perdere.
Se volete eros sfrenato e scene bollenti, idem come sopra.
Ma se volete una storia d’amore che non avete mai letto, diversa, delicata e commovente, questo titolo fa proprio per voi.
E anche per oggi è tutto.
Passo e chiudo :)

CITAZIONE:
Perché sei così ossessionato dal cuore, David?” mormorai, togliendogli la spazzola dalle mani. “Perché non accetti di non averne bisogno?”
“perché nel cuore c’è tutto” mi rispose. “è come un tamburo che suona per ricordarti che sei vivo e che la vita sta scorrendo

2 commenti:

  1. L'ho iniziato oggi - dopo quella lagna di Vita dopo vita - e, nella sua semplicità, mi sembra caruccio. Mi ci vuole :)

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  2. Non sembra male, ci farò un pensierino!!!
    Ottima recensione!

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