sabato 19 aprile 2014

Recensione "Bloodhunters - I figli della luna" di Ilaria Cosa

Editore Selfpublished
Pagine 360
Euro 13,90 (cartaceo) - 2,99 (ebook)
TRAMA: Sheryl è una giovane vampira mezzosangue che, con altri vampiri nomadi, risiede in un'antica dimora fra i boschi di Cedar Falls, ben lontana dalla vita brulicante di città e dai terribili e nobili vampiri Purosangue. Un giorno ad irrompere nella sua monotonia, arriva Jay, un giovane cacciatore che ha attraversato diverse dimensioni per trovare lei, la chiave, l'unica che potrebbe salvare il mondo da una terribile sorte. Sherrie cambierà radicalmente vita, addestrandosi per essere pronta ad affrontare il suo destino, accompagnata dal suo più fidato amico nonché licantropo, Ector Douglas, disposto ad ogni cosa pur di proteggerla. Nel frattempo, strane uccisioni stanno tormentando la città di Seattle, pronti a far vacillare l'equilibrio e la segretezza degli esseri sovrannaturali agli occhi degli umani. La caccia all'assassino è aperta, e forse, Sherrie, non sarà l'unica a nascondere un terribile segreto. E il countdown per la fine di ogni cosa, sarà solo l'inizio...  

VOTO:


INCIPIT:
Città dell'Ade, flashback.
Diciassette anni prima

I respiri affannosi del giovane Richard rimbombavano fra le fredde mura in pietra dei sotterranei della città dell'Ade. Il petto gli si muoveva rapidamente, il volto era sudicio di sudore e polvere. Con gli occhi ambrati sgranati cercava di mettere a fuoco qualsiasi cosa che potesse fornirgli un'uscita fra quelli stretti corridoi immersi nelle tenebre della notte. Qualsiasi cosa che potesse dargli la salvezza.
«Richard... tutto questo è una follia» Il ragazzo voltò la testa di scatto verso la donna al suo fianco. Riusciva perfettamente a sentire il suo cuore battere all'impazzata attraverso la stretta delle loro mani. Gli occhi castani di lei erano lucidi, stremati. Al suo petto stringeva una coperta. No. Non potevano fermarsi proprio ora. Mancava poco e avrebbero detto addio per sempre a quell'assurdo regno.

RECENSIONE:
Ero certa che la lunga serie di recensioni facili ed entusiastiche che ho scritto nell’ultimo periodo prima o poi sarebbe terminata… ma avrei preferito che la prima lettura difficile da recensire non fosse di un’autrice italiana.
Come potete vedere anche dai gufi, è stato difficile stabilire che voto dare a questo titolo… alla fine ha prevalso quello più alto. Non si tratta di una questione di “timidezza” da parte mia, ma i miei tre gufi vogliono essere un incoraggiamento per questa giovane autrice che ha ancora tanta strada da fare.
Per emergere davvero nell’oceano sempre più vasto e affollato del selfpublishing, bisogna sapersi distinguere e conquistare i lettori con una storia originale e ben scritta. Come sappiamo tutti, in questo campo c’è un sacco di roba che non meriterebbe di essere messa in vendita e che tantomeno vale il tempo speso per leggerla!
Il romanzo di Ilaria cosa NON si colloca in questa categoria.
In Bloodhunters la protagonista è una mezzosangue, Sherry, figlia di un’umana e di un vampiro. Intorno a lei troviamo una famiglia di vampiri e un branco di lupi mannari, al quale appartiene anche il migliore amico di lei, tale Ector.
Fin qui tutto nella norma.
Ma Sherry vuole anche avere la vita che le spetta per la sua metà umana e le sue monotone giornate chiusa al sicuro nella tenuta di famiglia finiranno quando riuscirà a convincere il padre a iscriverla in una normale scuola pubblica, atto che la costringerà anche a enormi sforzi per tenere sotto controllo la metà vampira che ha sete di sangue.
Sia la protagonista che i personaggi che la circondano – numerosi e molto diversi tra loro – mi sono piaciuti molto.
Anche la storia mi ha intrigata: una serie di efferati omicidi, perpetrati da una mano sicuramente non umana, su cui lupi e vampiri cercano di fare luce; un misterioso ragazzo dagli occhi viola che sembra nutrire un’inspiegabile antipatia per Sherry; quest’ultima che chissà come si trova sempre nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, trovandosi spesso in pericolo di vita, dando vita a scene adrenaliniche che spezzano la confortante tranquillità tipica invece delle scene scolastiche.
Insomma, probabilmente le mie parole non rendono giustizia ai tratti di originalità che ho trovato in questo libro, ma sono proprio quelli che mi hanno spinta a tirare una riga rossa al primo voto, che era a mio avviso troppo basso.
Certo se avessi tralasciato la storia narrata e guardato altri dettagli che mi hanno reso la lettura a tratti difficile da portare avanti, non sarei arrivata ai tre gufi.
Ma ho tenuto conto del fatto che l’autrice è giovane e che ha davvero ancora molto da imparare e sinceramente quello che mi auguro è che le critiche che muoverò alla sua opera la spingano solo a migliorarsi e non ad arrendersi… anche perché voglio sapere come finisce la storia di Sherry! Anche questa è una cosa di cui ho tenuto conto… questo libro è solo il primo di una trilogia e Ilaria Cosa ha altri due romanzi con cui aggiustare il tiro.
Passiamo quindi alle note dolenti.
Prima di tutto i troppi richiami che mi è sembrato di scorgere a opere già lette/film già visti: il Breathless dei lupi mannari, quel sentimento indissolubile che li lega per tutta la vita ad una sola persona, quella che ameranno al di sopra persino di loro stessi… può avere un nome differente, ma è praticamente identico all’Imprinting creato dalla Meyer nella saga Twilight. Così come “meyeriana” mi è sembrata la vampira giovanile e simpatica che ha visioni sul futuro, visioni che possono cambiare in base alle decisioni prese dalle persone coinvolte… no, non  si chiama Alice. E giusto per fare ancora un esempio una persona definita “la chiave”, chiave che in origine era una sfera di luce/energia… mi richiama alla mente la quinta serie di Buffy.
Col beneficio del dubbio posso pensare che Ilaria Cosa non sia una fan di Buffy e che quindi non sappia di cosa parlo, ma i dettagli che mi hanno fatto pensare alla saga di Twilight – e io vi ho citati solo i due più evidenti, ma ce n’erano altri – sono certa che li conosca bene. Nessuno dice che sia un male prendere spunto dalle letture che hanno formato una persona e soprattutto una scrittrice, ma bisognerebbe anche sapere innovare maggiormente l’idea di partenza in modo che nessuno un giorno possa accusare di mancanza di fantasia l’autrice stessa: badate non sto insinuando che l’autrice non abbia fantasia, perché l’ha dimostrato ampiamente in altre parti del romanzo che sono interamente farina del suo sacco! Dovrebbe solo cercare secondo me di sfruttare meno idee troppo riconoscibili come create da altri.
Ma questo difetto – che mi sembra in realtà una parola esagerata – è un qualcosa che mi ha fatto soltanto sorridere e non ha frenato la mia voglia di continuare la lettura.
Quello che proprio ha appesantito l’avanzare pagina dopo pagina è la forma.
Una serie infinita di errori (ortografia, verbi, parole mancanti o di troppo, pronomi personali, parole scritte sbagliate e ogni genere di errore che vi venga in mente!) che spesso mi hanno irritata e fatta sentire frustrata. Io di solito sono quel genere di lettrice che una volta che è completamente assorbita dalla lettura, non nota nemmeno più quegli sporadici refusi che capitano anche nei romanzi delle migliori CE. Purtroppo con Bloodhunters non mi è stato possibile perché gli errori sono presenti in ogni singola pagina, dalla prima all’ultima e in alcune parti talmente numerosi da avermi fatto venir voglia di spegnere l’ereader e passare ad altro.
Inoltre spesso si rischia di perdere il filo del discorso perché ci sono salti temporali e spaziali che creano confusione: per esempio se sto leggendo di Sherry che fa la doccia, la riga successiva non riesco a capire come faccia ad essere vestita di tutto punto in cucina che chiacchiera con qualcuno… non so se sono riuscita a spiegare questo punto o_O
Io capisco perfettamente l’entusiasmo che un’autrice possa provare nel momento in cui decide che il primo libro della sua trilogia è finalmente finito; magari dopo ore e ore di lungo lavoro e tanti mal di testa, il momento in cui si dice “ci sono riuscita, la prima parte è conclusa!” e viene presa da quella smania di rendere pubblica la sua creazione.
Ma quello – mi correggano se sbaglio, le altre autrici/autori italiane – è anche il momento di tirare un respiro profondo, rimboccarsi le maniche e rileggere il manoscritto una, dieci, cento volte finché tutti gli errori sono scomparsi.
Io ho ricevuto l’ebook direttamente dall’autrice, ma se avessi speso soldi per comprarlo (per non parlare dell’eventuale acquisto del cartaceo!) sarei rimasta molto contrariata.
Il mio consiglio per Ilaria Cosa è di curare in maniera maniacale la forma del prossimo romanzo e di tutti i successivi, nonché di provvedere ad una revisione completa di questo… più il romanzo sarà impeccabile, più i lettori potranno concentrarsi su storia e personaggi senza distrazioni, apprezzando i pregi dell’opera.
Con questo vi ho detto praticamente tutto ciò che dovevo e come sempre mi auguro che l’autrice non si offenda per le mie critiche che, in questo caso più che in altri, volevano essere solo costruttive.
Consiglio questo romanzo? Nella sua forma attuale sappiate che dovrete cercare di ignorare gli errori di cui vi parlavo prima, ma sicuramente è una storia che consiglierei di leggere a tutti gli amanti di vampiri e lupi mannari perché l’ho trovata molto coinvolgente e mi ha messo una gran curiosità di scoprire tutti i punti che sono rimasti oscuri e soprattutto come si risolverà l’immancabile triangolo amoroso (che ci volete fare, detesto sempre con passione l’amore a tre punte, ma alla fine non posso evitare di schierarmi XD).
Passo e chiudo :)

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