lunedì 15 luglio 2013

Recensione "Omicidi al liceo" di Teresa Angelico

Editore Autopubblicato
Pagine 272
Euro 0,89 (Versione Kindle)
TRAMA: Elisabetta Ortica ha raggiunto il suo obiettivo. Dopo anni di insegnamento precario, ha una cattedra. È di ruolo finalmente! Insegnerà matematica e fisica nel liceo che ha frequentato da ragazza. La scuola più prestigiosa della città. Si sente felice e arrivata. I suoi problemi sono finiti e potrà rilassarsi. Gli sembra di essere entrata in una sorta di macchina del tempo che la riporterà agli anni della prima giovinezza.
L'arrivo di Arianna Martini, troppo giovane e troppo bella, porterà lo scompiglio nel liceo. L'ambiente provinciale e cristallizzato verrà scosso. Arianna attirerà l'odio di tutti e questo decreterà la sua condanna a morte.
L'omicidio di Arianna scuoterà Elisabetta e la catapulterà di fronte alla realtà. Il mondo che lei immaginava e desiderava non esiste. Nulla è o, potrà mai, tornare com'era prima.
La situazione precipiterà, quello di Arianna sarà solo il primo di una serie di omicidi apparentemente inspiegabili e immotivati.
Il mondo intorno a Elisabetta si sgretola e lei è tentata di lasciarsi andare all'ansia. Iniziano a circolare incontrollate voci su una tremenda maledizione che ha colpito la scuola. Elisabetta con l'aiuto del suo più caro amico, Sergio, riuscirà a trovare dentro di sé la forza per reagire. Spazzerà via le superstizioni e i pregiudizi e guarderà a quello che le accade intorno in maniera razionale. Solo così riuscirà a venire a capo del torbido mistero che infetta la scuola.. Nella sua ricerca, Elisabetta scoprirà che niente è come sembra e che nessuno è come dice di essere.
Le informazioni dettagliate sul romanzo le trovate nel post di segnalazione QUI.
VOTO:

INCIPIT:
Elisabetta Ortica si guardò attorno compiaciuta. Nell’aula magna del liceo classico Marcantonio Maretti si stava svolgendo il collegio dei docenti. Nulla sembrava cambiato e lei ne era felice.
Le energie dei colleghi si concentravano sulla sistemazione dell’orario di servizio in vista del primo giorno di scuola dopo le vacanze estive. Erano intenti a compilare il modulo dei desiderata. Si stavano augurando di non dover fare la prima ora del lunedì o, peggio, l’ultima del sabato. La preoccupazione riguardava anche il giorno libero. Avrò quello che ho scelto? Era vitale che la domanda avesse una risposta positiva. Fra un sorriso e un saluto, il pensiero tornava sempre lì. Anche Elisabetta era ansiosa di chiedere degli aggiustamenti al suo orario delle lezioni.

Questo fine settimana mi sono dedicata alla lettura di un romanzo scritto da un’autrice italiana che si è ispirata per la sua storia a “C’era una volta” di Agatha Christie, opera che personalmente non ho mai letto e che quindi non mi ha fornito nessun termine di paragone. Malgrado ciò il libro mi è piaciuto e vi ho trovato quel sapore di giallo vecchio stampo che non incontravo da un bel po’, quello che mi fa pensare ai film in bianco e nero che vedevo con mia mamma da piccola.
Le vicende si svolgono in un tipico liceo classico di una città di provincia del centro Italia, ambientazione che alla maggior parte di noi risulta sicuramente famigliare (io in realtà ho fatto lo scientifico, ma un liceo è un liceo!) e in cui è facile ritrovare richiami a ricordi più o meno recenti.
Dopo le tante scuole americane a cui mi hanno abituato i romanzi stranieri negli ultimi anni, trovare una location nostrana è stato un po’ come tornare a casa.
Questa stessa sensazione è stata condivisa dalla protagonista che inizia l’anno scolastico come nuova professoressa di matematica, nello stesso liceo frequentato anni prima come studentessa e dove anche sua figlia frequenta le lezioni.
La scuola non è comunque vissuta con gli occhi degli alunni, che finiscono col fare solo da sfondo agli eventi, quasi come una folla di comparse senza volto, bensì dall’ottica degli insegnanti, mostrando un punto di vista meno famigliare ai più.
Elisabetta, la protagonista, crede di ritrovare nella sua adorata scuola un punto fisso, una sorta di faro nella nebbia, immutabile nel tempo e fonte di sicurezza e serenità… quanto si sbaglia! Il tempo, come ci insegna l’autrice, corrompe qualsiasi cosa e persino la scuola, sotto la sua facciata irreprensibile, nasconde rancori, invidie e malignità neanche troppo abilmente celate. Sarà il vento di novità a scoperchiare il vaso di Pandora, sotto forma di una nuova giovane e bella insegnante che contribuirà ad aizzare i colleghi gli uni contro gli altri, grazie anche al terreno fertile su cui seminerà le sue cattiverie. Facile fare dell’ultima arrivata il capro espiatorio e addossarle la colpa di tutto il marcio che giorno per giorno emerge nelle aule del liceo, ma la fonte del malcontento è da cercare molto più vicina.
Il giorno che un omicidio arriverà a turbare definitivamente la quiete, il precipitare degli eventi sarà inevitabile e soprattutto inarrestabile, malgrado la difficoltà maggiore stia nell’ammettere che qualcuno che forse ti siede accanto ogni giorno è in grado di uccidere un altro essere umano.
Questo è il romanzo di Teresa Angelico.
L’omicidio che “apre le danze” di Omicidi al liceo è solo il primo di una lunga serie e lo stile mi ha realmente richiamato alla mente i gialli tipici di Aghata Chiristie: tutti quanti sembrano irreprensibili, finché il dubbio e i sospetti non li fa apparire tutti colpevoli.
È stato coinvolgente seguire l’escalation di uccisioni, soprattutto quando colpivano qualcuno che avevo iniziato a valutare come possibile assassino, mentre l’ingenua Elisabetta era sempre più in crisi man mano che il suo “rifugio sicuro” si andava disfacendo.
I personaggi sono numerosi e non ho trovato nessuno di loro particolarmente approfondito, ma la storia è stata abbastanza intrigante da regalarmi una lettura piacevole, che ha fatto girare parecchio gli ingranaggi del mio cervellino, cercando di arrivare alla soluzione prima che mi venisse svelata. I sospetti che si sono rivelati azzeccati li ho avuti solo quando la fine era ormai vicina, quindi evidentemente la Angelico è riuscita nell’intento di scrivere un giallo come si deve… che gusto c’è se indovini da subito il colpevole? Una cosa ve la posso rivelare: non è stato il maggiordomo XD – che non c’è.
Quello che mi ha impedito di far atterrare 4 gufi pieni sulla riga del voto è stata la lunga introduzione alla storia: in un romanzo di poco più di 200 pagine la prima settantina è dedicata ad introdurre il lettore nella scuola, presentandogli tutti i personaggi che avranno un ruolo più o meno importante, nonché i loro attriti. Diciamo che avrei preferito entrare prima nel vivo. Per fortuna quando sono arrivata al punto di parlare con il libro e di dirgli “ma allora! Non muore nessuno qui?!? Soprattutto quella str..za lì che non la posso più vedere aggirarsi per le pagine?!?”, l’autrice ha fatto un salvataggio in corner, accontentandomi nel giro di un capitolo e facendo fuori proprio il personaggio peggiore.
Quello che mi ha colpita è quanto anche gli altri personaggi in alcune occasioni siano riusciti a rendersi sgradevoli in qualche modo, allargando la rosa dei sospetti e riducendo il dispiacere per le successive dipartite. Ecco, se proprio volessi fare un appunto a questo titolo è l’assoluta mancanza di coinvolgimento emotivo che ne ho ricavato, intesa come zero empatia nei confronti dei protagonisti, ma il fattore mistery è stato sufficiente a renderlo una lettura appassionante e scorrevole. Più la storia avanzava, maggiore era la voglia di continuare a leggere, per scoprire cosa sarebbe accaduto ancora e se sarei riuscita a scorgere qualche indizio fondamentale tra le righe.
Quindi se il genere assassino-capace-di-mimetizzarsi-in-mezzo-alla-massa vi intriga, questo romanzo fa sicuramente al caso vostro. Malgrado qualche piccolo difetto che ho riscontrato, e che in un altro genere letterario avrebbe avuto sicuramente un peso maggiore sul voto finale, è una lettura che consiglio un po’ a tutti, soprattutto a chi ha voglia di un po’ di mistero senza elementi soprannaturali e di scoprire pagina dopo pagina il vero volto delle “persone” che si cela sotto la maschera “pubblica” perché come spesso succede nulla e nessuno è quello che sembra… a me ha fatto venire voglia di osservare più attentamente le persone che mi circondano e chiedermi se anche tra loro si nasconde un potenziale assassino: come si suol dire l’occasione rende l’uomo ladro e questo vale anche nel caso di Omicidi al liceo. La totale mancanza di scene eccessive o macabre lo rende un romanzo adatto a qualsiasi lettore, anche ai più impressionabili: non preoccupatevi, niente brutti sogni in agguato!
A questo punto non mi resta che passare la palla a voi. Conoscete già questa autrice? Vi piacciono i gialli old-style? Ditemi la vostra.
E con questo anche per oggi è tutto, quindi passo e chiudo :)

CITAZIONE:
La bellezza può essere pericolosa e scatenare passioni incontrollabili che altrimenti potrebbero rimanere inespresse. Tu hai avvicinato un fiammifero a un pagliaio e, in pochi istanti, tutto potrebbe trasformarsi in morte e distruzione.

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