giovedì 11 luglio 2013

Recensione "Il tasto G" di Rossella Calabrò

Editore Sperling & Kupfer
Pagine 206
Euro 14,90
TRAMA:
E se l’interlocutore perfetto di una donna fosse… un ascensore? GianBattista Stigler, ascensore old style, è silenzioso, paziente, innamorato delle donne e sa ascoltare come nessun maschio sa fare. Il suo specchio riflette da decenni le dolci insicurezze, le smagliature dell’animo, gli amori e le ribellioni delle donne che se ne servono e, protette dalla solitudine, gli confessano le loro disavventure. «Tipi» diversi, ognuno a rappresentare una sfumatura del variegato universo femminile: c’è Benedetta Colla, che in amore non rompe mai ma pazientemente mette insieme i pezzi; c’è Isadora Dukan, perennemente a dieta ma che non riesce a guarire il suo sovrappeso emotivo; c’è Titti Bracco, per cui amare significa perseguitare; e ci sono persino alcuni uomini e… un’extraterrestre! Che regalerà a GianBattista un tasto in più: il tasto G.

VOTO:

INCIPIT:
Confesso che ho origliato.
Ma lasciate prima che mi presenti: GianBattista Stigler, maturo e stimato ascensore, ricco di esperienza e, fatemelo dire, di un antico, inimitabile charme. Sono nato nei primi anni del secolo scorso, quanto nascere ascensore non era cosa da tutti. Ma modestamente io lo nacqui.
Il mio mestiere è trasportare con sicurezza, comodità e un certo buon gusto gli abitanti di questo palazzo da un piano all’altro, ogni santo giorno e ogni santa notte, festivi compresi e sindacati esclusi. In un secolo di onorato servizio non mi sono mai fermato né inceppato, e le mie notevoli – diciamo pure imponenti – elevazioni sono sempre state molto apprezzate dalle signore. Mai una volta che abbia fatto cilecca, non per vantarmi.
RECENSIONE:
Finito a tempo di record persino per me! Inizialmente avevo pensato di dare tre gufi a questo titolo, ma se considero tutta l’allegria che mi ha messo addosso non ho potuto evitare di aggiungerne uno.
State cercando una lettura divertente, leggera e assolutamente demenziale??? Allora questo è il romanzo che fa per voi.
Il protagonista di questo bizzarro libro è nientemeno che un ascensore, avete capito bene, un ascensore, con cavi, pulsantiera per selezionare il piano di destinazione e l’immancabile specchio! Vi è mai capitato di specchiarvi in ascensore e parlare con voi stessi? A me sì, lo ammetto, solitamente erano critiche del tipo “Mammamia! Oggi non ti si può proprio guardare”, ma si sa le luci impietose di questi diabolici marchingegni – che mi mettono anche una buona dose di claustrofobia e il terrore di rimanerci bloccata dentro -  non ci rendono giustizia neanche nei giorni migliori.
Tornando all’ascensore di Rossella Calabrò, lui ha un nome, una mente, un cuore e soprattutto un orecchio fino per cogliere tutte le confessioni delle persone che in un secolo di carriera ha scarrozzato su e giù per lo stabile.
Già l’idea di partenza mi faceva sorridere, ma il piatto forte di questo libro sono tutti i personaggi che si servono di GianBattista (questo il nome dell’origliatore professionista!) e che involontariamente gli confidano i loro pensieri più intimi, quelli che non hanno mai detto - e forse mai diranno - a nessuno.
In una carrellata di personalità che più diverse non potrebbero essere, il libro mi ha fatto fare un viaggio attraverso le frustrazioni e i problemi quotidiani che potrebbero appartenere a ciascuno di noi: problemi d’amore, incapacità di invecchiare, questioni di sesso, complessi di ogni genere, visione distorta di se stessi… c’è di tutto ne Il tasto G. Ovviamente ogni problematica viene dipinta come una caricatura, riuscendo a strappare sempre un sorriso e spesso anche una risata di gusto (tanto che a volte ho dovuto fermarmi un attimo dal leggere per riprendere fiato!), senza però far perdere di vista il nocciolo della questione. È un libro che vuol fare riflettere, senza però affliggere l’animo del lettore… L’ascensore Stigler cerca di insegnarci con i suoi aneddoti a non prenderci sempre troppo sul serio e a provare a guardarci allo specchio usando gli occhi degli altri. Un esempio: la ragazza che si vede talmente grassa da rifiutarsi persino di andare al mare, convinta di essere una balena orrenda, mentre il ragazzo che se ne innamora la vede bellissima fin dal primo incontro… sarà bella davvero o sarà una ciospa?  Al lettore non è dato sapere la verità, ma il bello sta negli occhi di chi guarda e una delle prime cose che GianBattista cerca di insegnare è che bisognerebbe imparare ad amare se stessi per essere più sereni e poter amare anche gli altri!
Ma non voglio finire a fare disquisizioni filosofiche, non in questa recensione, perché quello che più mi ha conquistata di questo romanzo sono proprio le risate inaspettate.
Non conoscevo questa autrice e quindi ero convinta di iniziare un libro divertente e simpatico, ma di certo non mi aspettavo quello che ho trovato. Non è una storia vera e propria, ma sono tante microstorie, brevi, rapide, ma incisive come un coltello ben affilato, che hanno come unico collegamento tra loro il mezzo di trasporto all’interno del palazzo. Un Colorado Cafè su carta – anzi, direi un Colorado Lift – con un susseguirsi di sketch pittoreschi presentati dall’immancabile GianBattista come conduttore della trasmissione. I personaggi sono innumerevoli, i loro nomi già li rappresentano in parte – Vera Verace, Muffola Bill, Culette, Severina Fasomì, Orbetta De’ Talpis sono solo alcuni esempi – e per la maggioranza sono donne, anche se pure qualche uomo passa a dire la sua; ma non si incontrano solo comuni mortali, c’è anche una marziana di Marte, una dea, un immortale… insomma per tutti i gusti.
Alcuni racconti – perché alla fine di questo si tratta, di racconti brevissimi – rasentano quasi il delirio sconclusionato, ma la maggior parte sono vere perle di simpatia.
Notevole non è solo la fantasia dell’autrice, che ha creato questa ridda di personalità frustrate senza mai sembrare ripetitiva o monotona, ma il linguaggio che ha assegnato a ciascuno di loro: ogni “viaggiatore” dell’ascensore pensa come parla e ogni parlata è diversa da tutte le altre! Questa varietà rende il tutto imprevedibile… non sai mai cosa troverai nella pagina successiva, in quale mente entrerai.
Questo libro mi ha fatto pensare per tutto il tempo ai colori, una sorta di arlecchino esistenziale che porta una ventata di allegria a chi si avventura tra le sue righe.
Fresco e spiritoso, è un libro perfettissimo per l’estate, le spiagge e gli ombrelloni – occhio a non farvi portar via in camicia di forza perché avete riso sguaiatamente da soli sul vostro asciugamanino o la vostra sdraio al mare! – ma va benissimo anche in ogni periodo dell’anno in cui avete voglia di distrarre la mente dai vostri problemi per ridere di quelli degli altri, chissà che non riusciate a trovare il modo di sorridere anche di voi stessi… io ci sono riuscita. L’autrice avvisa all’inizio del libro che il lettore sicuramente troverà anche una parte di sé nelle storie contenute e in effetti qualcosina di me l’ho trovata e ne ho riso: ma non vi dirò mai in chi mi sono identificata… al massimo lo racconterò al prossimo ascensore su cui salirò XD
E ora sono curiosa di sapere la vostra opinione: lo avete già letto? Se non lo avete fatto, cosa ne pensate della stravagante idea che ha dato vita a Il tasto G?
Io sono arrivata alla fine e immagino vi starete chiedendo cosa sia questo cavolo di Tasto G: credete che ci sia qualche riferimento sessuale non puramente casuale al punto G?!? Ahahah! E io non ve lo dico!!! Per scoprirlo dovete leggere il libro: anch’io fino alla fine non avevo idea di quale fosse l’utilità di questo pulsante aggiuntivo e l’autrice fa penare il lettore fino verso la fine per svelarglielo, ma – citando Rossella Calabrò – “ho detto verso la fine, non alla fine, quindi è inutile andare all’ultima pagina perché non è li”.
E lasciandovi con questo dubbio, passo e chiudo :D

CITAZIONI:
… ho origliato profondamente quella sensazione di odio verso il proprio corpo e ne ho compreso la portata. Immensa. Non è un vezzo né una fissazione: è un dolore che è peggio di un pugno. Dopo aver preso un pugno si può gridare, dopo essersi viste grasse no.

No, dico, cos’è, c’era stata una conferenza stampa sulla calata delle chiattone punk la notte di capodanno? Mistero. Io comunque per non sbagliare arrossii, e la mano mi cominciò a gorgogliare dal sudore come una Jacuzzi.

Io vedo il dietro delle parole, dicevo. Vedo per esempio che alle spalle delle congratulazioni è spesso aggrappata l’invidia più nera. Che sulla nuca di un sorriso ghigna una grossa crocchia di ostilità. Ma vedo anche che certe volte persino il vecchio faccione rugoso di una talpaccia cinica e viziata, sapete, può nascondere un paio di occhi buoni. Se sono buoni perché ci vedono bene, o se sono buoni per bontà, decidetelo voi.

2 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro, però leggendo la trama e la tua recensione mi sembra un libro davvero carino e divertente!! metto in lista.
    Altro che sotto il sole, sotto le coperte leggerò questo libro, non sembriamo neanche in estate qui in sardegna!!!!

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    1. AHAHAH! Se l'estate continua a tardare, questo libro ti riporterà di certo il buon umore :D

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