mercoledì 19 giugno 2013

Recensione "La notte degli zombie" di Jonathan Maberry

Editore Delos  - Odissea Zombie
Pagine 334
Euro 16,90
Genere Zombie
TRAMA:
Il medico di una prigione inietta nelle vene di un condannato a morte una sostanza progettata per mantenere sveglia la sua coscienza mentre il corpo marcisce nella tomba. Ma come tutte le droghe, anche questa ha un effetto indesiderato: prima che possa essere sepolto, il detenuto si sveglia.
L’agente di polizia Desdemona “Dex” Fox risponde alla chiamata che l’avverte di un’effrazione proveniente dall’interno della camera mortuaria della prigione. Quando arriva scopre una scia di sangue, corpi mutilati e gli evidenti segni di morsi umani protagonisti della carneficina. E poi i cadaveri cominciano a muoversi…
Famelici. Deliranti. Contagiati. Ecco come finirà il mondo:  non con un bang…
ma con un morso
VOTO:
INCIPIT:
Era certo di essere in punto di morte. Era così che immaginava sarebbe stata la morte.
Freddo.
L’oscurità fluì lenta a ricoprire i contorni di ogni cosa, come se le ombre sotto i tavoli e gli armadietti emergessero a riempire la stanza. Morbide. Non c’era dolore.
Quella era la parte strana. Nei suoi sogni … e Lee Hartnup sognava spesso la morte … c’era sempre il dolore. Ossa infrante, ferite di proiettile, profondi tagli da coltelle.
Ma questo … questo non era doloroso.
Non più. Non dopo il primo morso.

Bellooooooo! Adoro scoprire nuove storie sugli zombie che riescono a conquistarmi, malgrado la moltitudine di versioni che sono già state inventate e rivisitate su carta e schermi cinematografici. Ero sicura che Maberry non mi avrebbe delusa, perché il suo stile mi era già piaciuto nella saga di Benny Imura (sempre zombie), malgrado il secondo non fosse stato all’altezza del primo come trama; i suoi zombie però erano davvero efficaci.
In questo nuovo romanzo, che non ha niente a che vedere con l’altra saga, ma che è una storia a se stante Jonathan Maberry ha superato se stesso!
Non ho bisogno di dirvi che si tratta di un’epidemia che rischia di portare il genere umano sull’orlo dell’estinzione, riportando in vita i morti, privati di coscienza ma dotati dell’ incontenibile fame di carne viva e pulsante. Tutte cose già viste?? Sì! Sviluppate in modo da essere completamente nuove? Ancora sì.
L’epidemia di Maberry parte da una prigione in cui un dottore con trascorsi molto particolari nella ricerca sulle armi biologiche decide di inoculare questo “virus” in un detenuto destinato alla pena capitale. Lucifero 113 è il nome di questo esperimento e vi faccio notare le virgolette che chiudono la parola virus, perché non è un vero e proprio virus, bensì una modificazione genetica delle larve di una vespa che sono in grado di… no, questo non ve lo dico: è stato troppo interessante scoprirlo nel corso della lettura per volervi rovinare la suspense.
Il risultato finale ovviamente non cambia, perché i cadaveri ritornano come zombie solo che sono ancora più paurosi del solito perché la loro ossessione per i vivi li rende letali non solo tramite i morsi, ma anche tramite getti di sangue infetto verso i non contagiati… diffondere il contagio è più importante di qualsiasi altra cosa.
Come è prevedibile, l’esperimento che avrebbe dovuto fermarsi nel cimitero della prigione, sfugge al controllo quando il cadavere del detenuto lascia il penitenziario su richiesta di una parente della cui esistenza nessuno era al corrente, permettendo a Lucifero 113 di raggiungere un piccolo paese della Pennsylvania dove il contagio avrà inizio.
Il romanzo parte subito in quarta con il primo “civile” che viene infettato e il lettore ha la possibilità di vivere il momento in cui l’infezione prende il sopravvento: la cosa peggiore che possa capitare tornando dalla morte nei panni di un mostro cannibale? Essere cosciente all’interno di un corpo che non si è più in grado di controllare e dover assistere a tutti gli orrori che le proprie mani e i propri denti saranno in grado di creare, senza poter far nulla per evitarlo. La domanda che l’autore lascia aleggiare fino alla fine senza darcene risposta è “ma le coscienze di tutti i non-morti sono imprigionate dentro l’orrore famelico che è diventato il loro corpo?”. Non che questo renda gli zombie di questo titolo meno spaventosi, anzi li rende ancora più terrificanti perché nessuno vorrebbe trovarsi nei dintorni in caso di un’epidemia così mostruosa: Lucifero 113 è il virus peggiore in cui mi sono imbattuta finora!
Quello che differenzia La notte degli zombie dagli altri romanzi che ho letto è il modo in cui l’autore ha deciso di affrontare questa storia. Ho incontrato libri in cui la storia si svolgeva anni dopo l’apocalisse, che veniva raccontata tramite i ricordi dei sopravvissuti o dei loro discendenti; altri romanzi partivano dall’inizio del contagio, facendolo vivere attraverso alcuni personaggi che tentavano di rimanere vivi mentre tutti quelli che conoscevano finivano preda dei nuovi morti; di versione dell’apocalisse tramite gli zombie ce ne sono innumerevoli, ma Maberry parte dal primo infetto (che non era destinato a contagiare nessuno!), prosegue con il primo morso e poi, attraverso una visione che rimbalza da un personaggio all’altro, compresi quelli che vengono contagiati crea uno scenario credibile oltre ogni dire. Vivo anch’io in un paesino di qualche migliaia di anime e non ho avuto difficoltà ad immaginare di applicare lo schema di diffusione dell’infezione alla mia realtà. La notte degli zombie segue l’espandersi dell’epidemia un passo dopo l’altro e sbatte crudelmente in faccia al lettore una verità che in tutti i romanzi e i film che lo hanno preceduto era scontata, ma soltanto intuitiva: non esiste un modo di arginare una simile situazione, perché prima che le persone si rendano conto di quello che si trovano davanti, i contagiati saranno già a sufficienza per sterminare tutti i sopravvissuti!
Facile per noi giudicare le azioni dei personaggi e dire “Ma sei scemo? Non hai ancora capito che i morti risorgono?? Giri ancora le spalle ad un cadavere???”… provate ad immedesimarvi davvero, concentratevi: malgrado tutti i romanzi assurdi che leggiamo, siamo davvero certi che accetteremmo una simile realtà senza battere ciglio, pronti in un attimo a sparare in testa al vicino di casa? Ne dubito fortemente, perché la logica cercherebbe di dare una spiegazione razionale anche ai fatti più assurdi.
L’opera di Maberry è talmente credibile e la sua visione così realistica, che sembra di leggere la cronaca di fatti realmente accaduti… perché non c’è dubbio che se dovesse mai arrivare il malaugurato giorno in cui gli zombie cammineranno tra noi, risvegliati da una cosa piuttosto che da un'altra, le cose andranno davvero così!
Fantastico e geniale! Queste sono le parole che continuavo a ripetermi mentre leggevo le terrificanti pagine del romanzo.
Il realismo sta anche nei sistemi che l’esercito - la “cavalleria” che dovrebbe salvare il fondoschiena alle povere vittime - decide di adottare per evitare un contagio a livello globale… non sto a dirvelo, ma non credo facciate fatica ad immaginarlo: io non mi sarei aspettata niente di diverso. E l’autore mette anche un marcato accento su quanto l’odierna tecnologia, la diffusione mediatica e il web possano influenzare gli eventi… o almeno tentarci.
I personaggi principali che l’autore ha deciso di approfondire più di tutto il resto della popolazione di Stebbins sono tre: due agenti della polizia locale, Dex e JT, primi ad accorrere sul luogo del primo delitto con morti e risorti, e un giornalista Bill Trout, che scava abbastanza a fondo da scoprire l’origine dell’epidemia. Se avessi dovuto dare un voto al romanzo per i personaggi avrei sicuramente tolto un gufo, non tanto per i due personaggi maschili che non erano male, quanto per quello femminile, su cui maggiormente si è concentrato Maberry, (Dex è l’abbreviativo di Desdemona) che non mi è piaciuta fin dall’inizio: scarsa o inesistente autostima, appassionata di alcool, “sgualdrina” per scelta (ogni uomo che accalappia è sufficiente per una sola notte e poi via!), con una patologica sindrome da abbandono, antipatica, stronza e chi più ne ha più ne metta… insomma il tipico personaggio femminile che detesto spassionatamente! Questo per farvi capire che, malgrado uno dei protagonisti appartenesse al genere che meno mi piace, il libro era talmente bello da essersi fatto divorare avidamente, guadagnandosi quattro gufi senza alcuna esitazione da parte mia! Ammetto che più di una volta ho incrociato le dita perché uno zombie le mordesse le chiappe… ma queste signorine frustrate e frustranti non sono le vittime preferite degli autori che le hanno create ;P
A parte questa piccola divagazione, non voglio dirvi più del necessario su come si evolverà la storia e sul come e il se i protagonisti sopravvivranno.
L’autore accresce la tensione nel lettore di pari passo con il dilagare dell’epidemia, tanto che a volte avevo voglia di affacciarmi alla finestra per avere la conferma che tutto fosse ancora come lo avevo lasciato, prima di immergermi nel libro… non si sa mai quando la fine possa arrivare! Non ci sono certezze quando l’apocalisse ti avvolge nelle sue spire e ti chiedi se sarai capace di fare quello che va fatto per sopravvivere o se cederai prima della fine, arrendendoti agli eventi!
Vi ho già detto che La notte degli zombie mi è piaciuto?!?
Questa zombie story mi ha rapita completamente e mi ha condotta col fiato sospeso verso l’epilogo (più avanzavo nella lettura, più avrei voluto leggere sbirciando tra le dita come nei film più paurosi, per timore di scoprire cosa sarebbe successo una volta girata pagina), in un’altalena di speranza e totale rassegnazione… fino a lasciarmi con la bocca aperta nell’ultimo capitolo! Maberry aveva già dato degli indizi su come avrebbe potuto risolversi la questione, ma nel frattempo distrae talmente abilmente il lettore, focalizzandone l’attenzione su tutt’altro, che nel momento cruciale sembra dirti “non ti avevo forse già lasciato intendere le mie intenzioni?!?” e io mi sono resa conto che per un attimo mi ero completamente dimenticata che il fulcro della questione stava altrove… magistrale!
I personaggi possono piacere o non piacere, quello dipende dai gusti personali, ma se siete appassionati di zombie questo romanzo non ve lo dovete proprio perdere, perché scommetto che non avete mai vissuto così in diretta l’inizio della fine!!
Passo e chiudo :)

4 commenti:

  1. Lieta che il libro sia piaciuto tanto anche a te, Lo!! ^^ Sai che anch'io, leggendo, pensavo fra me e me: "Oddio, e cosa accadrebbe se tutti i miei vicini e gli altri abitanti del mio paesino sperduto fra i monti si trasformassero in zombie?" XD Perché vivo in un posticino piccolissimo anch'io... e, dal giorno dopo, ho cominciato a guardarlo con occhi completamente nuovi, come non avevo mai fatto hi hi hi! :P A me Dez è piaciuta abbastanza... nel senso che la trovo simpatica, ma solo come protagonista di un libro: nella vita reale, non la reggerei neanche per un minuto! :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hahaha! Chissà se succede solo a noi di farci questi film mentali per un libro di zombie... xò è sempre meglio essere pronte, non si sa mai XD
      Per quanto riguarda Dex probabilmente nella vita reale sarebbe riuscita a farmi trasformare in zombie dall'esasperazione e avrei finito col morsicarla io ;P

      Elimina
  2. Non sono una grandissima fan degli zombie, eppure le trame dei libri di Maberry mi incuriosiscono sempre! Sono contenta che ti sia piaciuto, penso che proverò a darci un'occhiata. Ogni tanto un bel libro adrenalinico ci vuole ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui puoi andare sul sicuro che di adrenalina ce n'è un bel po'!

      Elimina