venerdì 14 giugno 2013

Recensione "Dryadem" di Marie Albes

Genere fantasy
Pagine 448
Euro 23,50 (cartaceo – QUI lo potete trovare in offerta a 17,00) – 1,99 (ebook)
TRAMA: Ayres den Adel è conosciuta a Wells per la sua misantropia e la sua ostilità, ma solo chi le è veramente vicino sa quanto sia sensibile.
E così, fragile e insicura, la ragazza sopravvive allo scorrere dei giorni lavorando ogni istante, cercando in tal modo di soffocare il rimorso per la colpa che l'affligge da anni, una colpa che in realtà ha radici molto più lontane di quello che lei stessa possa immaginare.
Finché un giorno, la comparsa di un misterioso tatuaggio sulla sua pelle e l'arrivo di James Armstrong - venuto appositamente dall'Alaska per chiederle aiuto - sconvolgono la sua vita passiva.
La sua stessa percezione del mondo verrà capovolta dal susseguirsi degli eventi, che la rinchiuderanno in una morsa di sentimenti opposti: amore e odio, pace e vendetta.
Una morsa che Ayres sarà costretta ad affrontare, per rinascere poi come una fenice dalle ceneri che provocherà.
VOTO:


INCIPIT:
Non appena aprii gli occhi, mi ritrovai di nuovo nel buio.
Con le mani toccai la terra su cui ero distesa, era umida: potevo percepirlo, ma non potevo vederlo.
Mi misi a sedere e respirai forzatamente, tentando invano di frenare l’ansia che cresceva in me come un dubbio esistenziale. Il grido del battito accelerato del mio cuore ovattava ogni suono che mi circondava, per cui mi imposi di calmarmi: se non potevo vedere, dovevo almeno riuscire a sentire, ma quando finalmente riuscii a controllarmi, l’unica melodia che fui in grado di percepire era quella del silenzio. Un silenzio innaturale e spaventoso.
In questo periodo ho un rapporto difficoltoso con molte letture e le relative recensioni… a volte penso di essere in sovraccarico (50 romanzi in meno di 6 mesi sono un bel po’ da assimilare!) e di aver bisogno di rallentare per potermi godere di più le storie che leggo.
Con Dryadem ho avuto un rapporto fatto di alti e bassi, anche se è un romanzo che sicuramente mi è piaciuto. Ma prima di passare a pregi e difetti vediamo un po’ di cosa parla quest’opera.
La protagonista è Ayres, una ragazza di 19 anni molto poco socievole e terribilmente introversa, a causa di un forte dolore che ha dovuto affrontare in passato e che le ha rubato tutta la gioia di vivere.
Quando il lettore incontra Ayres per la prima volta, lei è convinta di essere come chiunque altro, più infelice e glaciale di tutti coloro che la circondano, ma comunque normale nella sua banale “umanità”. I primi indizi che la realtà non è così semplice non tardano ad apparire e ben presto la sua vera natura verrà rivelata (non sto spoilerando, il titolo dice già tutto!): lei è nientemeno che una Driade (per chi non lo sapesse, le driadi sono figure della mitologia greca ed erano ninfe che vivevano nei boschi e ne incarnavano la forza e il rigoglio vegetativo… lo ammetto, ho dovuto andare a cercare la definizione perché io per prima non conoscevo queste figure), e non una driade qualsiasi, ma LA driade, figlia della madre terra e attesa a lungo da molti popoli fatati e non come salvatrice. Il suo percorso per scoprire tutti i suoi poteri e per imparare ad usarli sarà lungo e questa è una delle parti che in questo genere di romanzo mi piacciono sempre, e Dryadem è stata addirittura al di sopra delle aspettative: la graduale presa di coscienza dell’eroina di quello che realmente è in grado di fare è sempre entusiasmante. E Ayres è davvero potente: man mano che familiarizza con la sua nuova identità, può parlare con piante e animali, e governare tutti gli elementi in una miscellanea di capacità che non finiscono mai di stupire.
Ci si chiede perché, nel tedio della vita quotidiana, si continui a desiderare l’avventura.
Ma talvolta ci si domanda come mai, quando si è costretti a vivere quest’ultima, non si desideri altro che tornare a trascorrere la propria semplice giornata con chi si ama…
Non può ovviamente mancare al suo fianco il bello e dannato di turno – James il suo nome – che è anche quello che le rivela la verità … principalmente per interesse personale: lei è l’unica che può aiutarlo a liberarsi da una maledizione che lo affligge da anni, maledizione lanciatagli da una psicotica e possessiva strega che non ha accettato di essere respinta da un comune mortale.
E qui mi fermo perché vi ho già rivelato fin troppo ^^
Immancabile la parte “romance” e la nascita di un amore contrastato da molti ostacoli, non ultima l’identità dei due protagonisti … fortunatamente non c’è traccia di alcun triangolo amoroso.
Quello che credevo sarebbe stato il viaggio della driade alla scoperta della propria missione, si è rivelato solo un viaggio per salvare l’uomo di cui si è innamorata. Sono certissima che ci sarà un seguito, ma mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa in più su questa Driade narrata dalle leggende, invece il filo conduttore della storia rimane principalmente l’amore, per quanto condito da magia e fantasy… diciamo che mi aspettavo esattamente il contrario. Non ho avuto comunque difficoltà ad immergermi nella storia, una volta che mi sono affezionata a questa insolita eroina.
Parliamo invece del tira e molla di James, che passava dagli occhi a cuoricino all’indifferenza più glaciale in continuazione, causandomi non poca irritazione (è vero che tutto trova una spiegazione, ma ragazzo mio deciditi), mentre la super potente Ayres nel frattempo fa lo zerbino, insicura come non mai … GRRR!
La cosa che più mi ha colpita è stata la facilità con cui l’autrice sia riuscita a rendere credibile, in pieno 21esimo secolo, un viaggio a cavallo verso l’Alaska, bivaccando in mezzo alla natura, con fuoco e sacchi a pelo: nel momento in cui i protagonisti partono per il loro viaggio è quasi come se si ritrovassero fuori dal tempo, in un mondo parallelo … mentre invece sono sempre a pochi passi dalla società che conosciamo tutti. L’ambientazione, sicuramente indispensabile per una driade, è molto bella e a volte mi sembrava di ammirarla con gli occhi stupiti ed estasiati della stessa driade.
Ma lei non è l’unico essere sovrannaturale che Marie Albes ha inserito nel romanzo: il lettore entrerà in contatto con elfi di vario genere, fate, folletti e ovviamente la strega di cui vi parlavo all’inizio.
Per quanto tutto sia risultato molto originale, in alcuni momenti della lettura, ho avuto l’impressione che l’autrice abbia voluto arricchire il libro con troppi dettagli che popolavano la sua fantasia, dandomi l’impressione che il libro fosse troppo “affollato” di elementi fantasy, per quanto sempre accuratamente studiati nei dettagli.

Certe volte cerchi di porti mille domande pur di trovare una risposta adatta. La razionalità ti suggerisce percorsi e soluzioni possibili, in modo da dimostrare la concretezza di ciò che ti sta succedendo, quasi fosse una dimostrazione matematica e la fine debba essere coerente, quantificabile e riconducibile all’inizio.
Per cui continui a chiedere e a non trovare risposta.
Poi subentra l’impossibile che tutto può. Non è matematico o razionale, è come il concetto di infinito: la mente umana non riesce a idealizzarlo. Però è lì davanti a te, ogni volta che guardi il cielo, ma hai paura a metterti a ragionare sull’infinità dell’universo, poiché entri nel ragionamento, ma non sai se ne uscirai mai.
La trama è molto ben architettata, una storia che non annoia e che dopo aver soddisfatto una curiosità, ne accende un’altra, mantenendo viva l’attenzione del lettore fino alla fine.
Come avrete notato fin qui non ci sono vere critiche, solo un bilancio delle impressioni derivate dal mio personalissimo gusto di lettrice.
La nota dolente arriva ora, quella che purtroppo ha fatto volar via un gufo dal voto finale … non che mi abbia rovinato il romanzo, ma quando la delusione arriva alla fine è inevitabile che lasci un pochino di retrogusto amaro.
Devo avvisarvi che la parte che segue è TOTALLY SPOILER, ma per quanto abbia provato a girare intorno alla questione non sono riuscita a porla diversamente (quindi evitate di proseguire se non volete scoprire eventi molto prossimi all’epilogo di Dryadem).
Se siete in questa riga è perché siete curiosissimi come me (quante volte ho deciso di leggere rivelazioni importanti sulla trama di un romanzo che in seguito ho anche letto!!! Ho perso il conto!) quindi ecco i fatti:
per sconfiggere la strega Ayres è costretta a fare un viaggio nel passato portandola con sé per uccidere entrambe le versioni della perfida megera: quella del passato e quella odierna. Forse ho letto troppi libri e visto troppi film, diventando fortemente pignola, ma se uccidiamo qualcuno tornando nel passato… non dovrebbe automaticamente cessare di esistere anche nel presente?!? In più Ayres cambia molto il  passato con le sue azioni, modificando significativamente anche il destino di tutti coloro che incontra… seguendo un ragionamento logico, se lei elimina la fonte della maledizione di James con ben due secoli di anticipo, lui non avrebbe mai dovuto essere maledetto, quindi non avrebbe avuto motivo per cercare la stessa Ayres: una volta tornata nel presente lei avrebbe dovuto scontrarsi con tutti i cambiamenti causati, quindi non trovare James ad attenderla e trovare la sua adorata nonna ancora viva (questa è un’altra storia che non vi approfondisco più di così, ma che è collegata a tutto il resto!). Invece quando torna nel presente trova tutto come lo aveva lasciato, con la sola differenza che James è “guarito” dalla maledizione! Ecco io ho trovato che questa soluzione non stesse in piedi, in nessun modo cercassi di girala. Questa scelta ha sicuramente evitato molti grattacapi all’autrice rispetto a quella che io mi sarei aspettata, ma risulta anche un po’ meno credibile.
FINE SPOILER
Per quanto l’autrice abbia cercato di dare una spiegazione a tutte le sue scelte narrative, non sempre tale spiegazione mi è risultata convincente.
Non so se la strada che Marie Albes ha deciso di delineare per i suoi personaggi sia stata dettata da una punta di inesperienza o da scelte ben ponderate… questo solo lei ce lo può dire.
A me spiace solo perché per tutto il resto, a parte qualche insignificante neo, l’autrice se l’è cavata egregiamente, dando vita ad un fantasy che, come romanzo d’esordio, è sicuramente più complesso e originale di tanti altri (in primis per la scelta della Driade come personaggio sovrannaturale … io non l’avevo ancora incontrata nei romanzi che ho letto). Peccato il finale poco convincente: molto carino nelle sue “chiusure” delle storie dei personaggi, ma purtroppo l’effetto “unghie sugli specchi” di cui sopra mi ha rovinato un pochino la gioia dell’epilogo.
Malgrado la “questione Driade – salvatrice” sia rimasta in sospeso, Dryadem si legge come un autoconclusivo e questo è sicuramente un grosso punto a suo favore. Di sicuro sarà una lettura molto piacevole per tutti gli amanti del genere fantasy e a Marie Albes mando i miei auguri per questa avventura ancora all’inizio e un ringraziamento per avermi fatto leggere il suo romanzo … mi auguro che fosse pronta a qualche critica!
In conclusione  vi consiglio di dare un’occasione a quest’autrice dalla brillante fantasia e alla sua Driade.

Prima di chiudere volevo solo aggiungere che ho trovato molto belle le tavole che arricchiscono la lettura, quindi ve ne ho mostrate un paio qui sopra (leggermente modificate nei colori da me, perché il grigio dell’ereader non gli rendeva giustizia). I disegni sono di Paola Daonovaro e siete pregati di non prelevare le immagini.
Passo e chiudo :)

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