giovedì 10 gennaio 2013

Recensione di "Il manichino" di S.L. Grey


Editore Newton & Compton
Pagine 348
Euro 9,90
TRAMA:
Dan è un ragazzo inquieto e poco socievole che lavora in uno squallido, enorme centro commerciale. Odia il suo lavoro. Rhoda è una giovane freak nera, sfregiata da una cicatrice che tutti guardano con orrore, e ha qualcosa in comune con Dan: odia la propria vita. Un giorno Rhoda, per procurarsi la cocaina, trascina al centro commerciale il bambino a cui fa da baby sitter ma, in un momento di disattenzione, il ragazzino sparisce e lei va nel panico. Poi vede Dan e lo costringe ad aiutarla. Mentre esplorano corridoi illuminati dai neon sulle tracce del piccolo, inquietanti sms li attirano nelle viscere dell'edificio, dove sono accatastati mucchi di vecchi manichini e dal soffitto gocciola uno strano liquame. Tentando di fuggire da quel macabro spettacolo, si rendono conto di essere rimasti invischiati in un allucinante gioco a quiz gestito da qualcuno che rimane sempre nell'ombra e che dall'ombra osserva e ascolta ogni loro minimo gesto, ogni sillaba, ogni brivido d'orrore. Inseguiti da esseri informi, precipitano in un inquietante e mostruoso mondo parallelo, dove i commessi sono incatenati ai banconi, dove nessuno è normale, dove l'universo intero sembra popolato da manichini e freak che ai tavolini del bar si cibano di poltiglie sanguinolente. Riusciranno mai Dan e Rhoda a ritornare alla loro realtà? A sfuggire alla mente mostruosa che li vuole persi per sempre nei labirinti infernali dell'enorme, disumano centro commerciale?

Una parola per riassumere questo libro? ASSURDO!! Mi auguro solo di riuscire a decidere quanti gufi dargli prima di arrivare alla fine di questa recensione XD
È persino difficoltoso andare con ordine nel parlarvene, ma vediamo di partire almeno dall’inizio. Ho impiegato davvero tanto tempo a leggere questo romanzo, almeno secondo i miei canoni. Sono riuscita a finire altri tre libri mentre cercavo la forza di superare i primi capitoli… diciamo che ci sono voluti quasi 9 giorni per leggere le prime 50 pagine per due motivi fondamentali: i due protagonisti mi sono risultati odiosi e fastidiosi fin dalle prime righe (tanto che mi chiedevo quando una disgrazia li avrebbe fatti macabramente scomparire dalla storia o_O) e il linguaggio era talmente scurrile e pesante che, dopo tanti young adult e fantasy, mi risultava particolarmente indigesto (tralasciando il fatto che non è una regola che horror vada per mano con volgare). So che a questo punto state pensanfo che sarà una recensione devastante, ma volete sapere la verità? Quando la storia ha preso il via, il resto del libro l’ho letto in meno di 2 giorni. Malgrado i personaggi abbiano continuato a non entusiasmarmi (in nessun momento mi hanno suscitato empatia) e il linguaggio non sia cambiato, sono stata risucchiata mio malgrado con loro in questo universo parallelo dello “shopping fino alla morte” e non riuscivo a chiudere il libro; ho dovuto persino sospendere la lettura dell’altro romanzo momentaneamente perché volevo sapere cosa c’era dietro la porta successiva e quella dopo e quella dopo ancora!
Da un normale centro commerciale come se ne vedono in ogni dove, Rhoda e Dan (i personaggi principali… anzi praticamente gli unici) precipitano in una dimensione irreale… simile al centro commerciale da cui arrivano, ma in cui tutto è macabro, mostruoso e potenzialmente mortale: una sorta di Silent Hill in cui però l’oscurità non finisce mai.
Ci si trova davanti ad un libro assolutamente horror (non certo il thriller che annuncia la copertina del libro), macabro, claustrofobico al limite massimo, delirante, visionario: una allucinazione in cui tutti i particolari sono estremamente dettagliati anche quando non li vorresti vedere! Immaginate di ritrovarvi a fare compere fino allo stremo in un posto dove i commessi sono figure prive di personalità, capaci solo di dire “In cosa posso esserle utile?” e per di più incatenati al negozio stesso fino alla fine del loro turno. Ma questa è solo la superficie perché per arrivare a questo paese delle “muoriviglie” (scusate la parola inventata di sana pianta, ma l’autore con i suoi bizzarri nomi di negozi strambi è diventato contagioso!) i nostri eroi ne dovranno passare delle belle, avanzando in una specie di macabro gioco in cui saranno guidati solo da qualche delirante SMS mandato da chissà chi… e quando credi di essere salvo, sei solo passato al livello successivo come in un videogioco! Cercare di tornare alla realtà, quella vera, sarà l’unico obiettivo, anche quando un dubbio si insinua sottile nel lettore: ne varrà davvero la pena per Rhoda e Dan?
Quando smetti di chiederti cosa si fosse fumato l’autore e dove voglia andare a parare con le stramberie che mette nelle pagine, capisci che nulla realmente ha un senso e che devi andare avanti passo passo, parola per parola, smettendo di farti domande, combattendo un nemico senza volto e nome e prendendo atto che non sei più nel mondo reale e che non ha più importanza scoprire chi stia dietro le quinte, ma solo se esiste il modo di uscirne.
Non voglio entrare troppo nei dettagli perché è un romanzo da leggere tutto di un fiato senza sapere prima cosa aspettarti… di certo un horror in piena regola, senza squartamenti e stragi splatter, ma abbastanza terrificante da leggere con la luce accesa e da far passare la voglia di scoprire se anche nel tuo centro commerciale ci sono i corridoi di servizio da esplorare!
Per quanto riguarda i personaggi, vi ho già anticipato la mia antipatia, ma sono sicuramente tridimensionali e subiranno pagina dopo pagina un’evoluzione sia come individui, sia come “squadra di sventura”. Entrambi hanno delle storie alle spalle che li hanno resi ciò che sono, degli emarginati insoddisfatti e infelici, incapaci di relazionarsi con le persone e di cogliere le opportunità che il destino gli offre … hehehe, quest’ultima affermazione la capirete solo a fine libro XD
Passando ai dettagli oggettivi (cover e titolo), la cover italiana è sicuramente di impatto con il manichino con le labbra rosso sangue e assolutamente azzeccata al titolo, ma come sempre oltreoceano sanno fare meglio. Anche nella versione originale c’è il volto di un manichino (la cover in piccolo è quella del paperback e mi sembra la più adeguata alla storia), ma il titolo “The Mall”, ossia Il centro commerciale, è mille volte più adatto (anche se in italiano sarebbe stato meno inquietante!) perché mi aspettavo chissà quale terrificante ruolo avessero i manichini, mentre non è che si vedano in troppe pagine.
Ma a parte tutto ciò direi che non mi resta molto da dire: malgrado le difficoltà iniziali è un titolo che sicuramente consiglio agli amanti degli horror e il mio voto non è riuscito ad arrivare a 4 solo a causa dei due protagonisti; Rhoda nella seconda parte è anche riuscita a piacermi, ma Dan non mi è proprio andato giù se non nelle ultimissime pagine e non è stato sufficiente… mica ci possono stare tutti simpatici!
E con questo passo e chiudo :)
VOTO:

QUESTA RECENSIONE PARTECIPA
AL 4° E ULTIMO GIRONE DELLA HOGWARTS READING CHALLENGE DEL BLOG READING IS BELIEVING

4 commenti:

  1. Ahaha "Il Paese delle Muoriviglie": è proprio azzeccatissima questa definizione, ci sta benissimo! :D Il libro è piaciuto molto anche a me, anche se in effetti concordo su diverse delle tue critiche: anch'io alla fine gli ho attribuito un bel sette pieno, che si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di più se non fosse stato per alcuni momenti di stasi e per l'evoluzione dei personaggi che a tratti mi è sembrata un po' forzata! XD

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    1. Comunque malgrado i difetti, ogni tanto un bell'horror ci vuole! Una volta leggevo solo quelli :)

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  2. O.o mi mette ansia solo la foto

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